Mario Draghi è l’unico politico che riesce a mancare alla gente ancor prima di essersene andato. Lo spiega bene il senatore Andrea Cangini, che ha lasciato Forza Italia per aderire al progetto moderato e riformista di Azione.
“Se Salvini e Berlusconi non avessero cacciato il premier più autorevole che l’Italia ricordi, se Giorgia Meloni avesse capito che il credito internazionale non si guadagna con qualche battuta rassicurante a un mese dal voto ma richiede scelte e lavoro da iniziare per tempo, se Forza Italia avesse usato i quattro anni di legislatura per affrancarsi dal salvinismo anziché sottomettervisi del tutto, beh, forse non saremmo a questo punto – scrive Cangini -. Ovvero alla fuga degli investitori internazionali dall’Italia, dalla sua irresponsabilità e dal suo debito pubblico percepito come fuori controllo, più rilevante dalla crisi del 2008”.
Il populismo sui “poteri forti”, sui complotti internazionali, sugli eurocrati che sono contro la volontà popolare degli Italiani: la retorica della destra sovranista ha radici antiche, e fa male al Paese. “Non è una congiura improvvisa: era tutto prevedibile – conclude Cangini -. Ma il narcisismo e la brama di potere hanno accecato presunti leader politici evidentemente privi di senso della realtà e dello Stato”. Solo contrastando alle urne questa visione della realtà così dannosa l’Italia potrà avere una speranza di tornare grande con Mario Draghi.