Quanto accaduto a Civitanova Marche dovrebbe farci riflettere tutti. Sì, riflettere oggi per non avere di che pentircene domani. L’arresto di Filippo Claudio Giuseppe Ferlazzo, l’operaio di 32 anni che venerdì ha picchiato a morte l’ambulante nigeriano Alika Ogorchukwu in strada, è stato confermato. Davanti al gip, l’uomo ha “collaborato, ha chiesto scusa e ha chiarito che non c’è stata alcuna motivazione di tipo razziale”. Ma le scuse non possono bastare, le dichiarazioni di Ferlazzo non scrivono la parola “fine”. Ha ragione Aldo Cazzullo nel suo editoriale uscito stamani su «Il Corriere della Sera» quando scrive “uccidere per futili motivi un uomo in pubblico — reato da ergastolo —, davanti ai telefonini che riprendono,è talmente irrazionale da far pensare che l’assassino abbia creduto di poter disporre della vita e del corpo che stava sotto di lui, come se appartenesse a un essere a lui inferiore. E se questo è accaduto, è perché il germe del razzismo è ormai tra noi. Che sia conseguenza anche di un’immigrazione incontrollata, o della sensazione di insicurezza, è un altro discorso. Ma ormai il germe c’è. E va combattuto. Da tutti”.
Non si può negare che una parte della responsabilità dell’omicidio sia da attribuirsi a coloro che hanno filmato e non sono intervenuti: avrebbero impedito la perdita di due vite, quella di Alika Ogorchukwu; ma pure quella di Filippo Claudio Ferlazzo. E ora cos’è che ci ci auguriamo tutti? Che in campagna elettorale si eviti ogni tipo di strumentalizzazione di questa vicenda. Temiamo però che non sarà così. Perché sul razzismo, che come scrive Cazzullo, “dovrebbe essere una premessa comune a ogni partito, a chiunque partecipi alla vita pubblica”, hanno fatto leva diversi leader politici in passato. Se c’è una cosa che dà nutrimento al razzismo è la paura. La diffidenza verso l’altro. E lo sa bene il leader del Carroccio Matteo Salvini. Adesso che il vento della campagna elettorale ha ricominciato a spirare il segretario della Lega è tornato sui suoi soliti cavalli di battaglia: «Basta clandestini, appena al governo faremo nuovi decreti sicurezza e difenderemo i confini dell’Italia», ha promesso durante un comizio tenuto a Domodossola.
Vi pare possibile? Vi sembra giusto che si stia ancora a parlare del colore della pelle in un paese come il nostro? Non è vergognoso servirsi della delicata questione dei migranti per qualche voto in più? Il problema del razzismo in Italia c’è, inutile negarlo. E va affrontato perché altrimenti si corre il rischio di assistere all’allucinante scenario propinato dalle destre estreme che ci soffiano sopra. Cazzullo sul «Corriere» ha spiegato di aver scritto l’editoriale suo in risposta alle mail di più lettori che facevano capo però ad una stessa considerazione: «Se un nero avesse ucciso un bianco, non avreste fatto tutto questo casino?». Beh, sì. Ne avremo parlato. Perché la violenza va sempre condannata. Quando succedono cose del genere è dovere non voltarsi dall’altra parte. Al cinismo dobbiamo sempre preferire un altro argomento: l’indignazione. Il colore della pelle della vittima come pure quello dell’assassino non contano niente.