Ci faccia una cortesia, Giuseppe Conte: lasci il Governo! Se ne vada, mettendo fine a questa stucchevole quotidiana tarantella fatta di minacce e capricci. La Contexit è quanto di meglio si possa sperare per l’Italia e per il Governo Draghi, anche perché, vista la scissione dei dimaiani, l’Esecutivo non rischierebbe poi nulla in termini di sostegno, vinto che sia alla Camera che al Senato i pentastellati ormai non hanno numeri determinanti. E il risultato di vedere Conte – e con lui il M5s che ha condotto ai minimi storici – finire allo sbando, neutralizzato e incapace di fare ulteriori danni al Paese, sarebbe assai produttivo per la politica italiana. L’opportunismo dell’avvocato del popolo, infatti, che sta creando difficoltà a Supermario, rischia però di fargli fare la fine di Salvini post Papeete.
Lo spiega bene oggi un articolo di analisi de L’Inkiesta: “Anche l’evocazione del Papeete dovrebbe considerarsi propizio, al di là delle evidenti differenze – scrive il quotidiano -. Allora c’era un Salvini che si sentiva onnipotente dopo il 34% delle Europee, qui c’è un Conte che non sa come assicurare futuro politico a un partito ormai totalmente neutralizzato nello schema dell’esecutivo. Però, se quello di Conte sarà qualcosa di simile a un Papeete, cioè un cambio di strategia opportunistico, in cui la rottura del patto di governo non è la conseguenza di qualcosa, ma un fine in sé, ci sono molte ragioni per ritenere che l’ex presidente del Consiglio finirà esattamente come il suo ex ministro dell’Interno: ad agitarsi inutilmente all’opposizione”.
Insomma, senza Conte e il M5S il Governo Draghi starebbe molto meglio.
E starebbe meglio anche il PD, in questi anni grillinizzatosi oltremodo: “la lotta contro le destre è solo un pezzo di quella necessaria riabilitazione della democrazia italiana dalla dipendenza politica bipopulista – ancora l’Inkiesta -. L’alternativa, anche nella prossima legislatura, rimarrà quella tra la continuità di metodo e di contenuti con l’azione dell’esecutivo Draghi (anche al di là del nome del futuro presidente del Consiglio) e quella della cosiddetta discontinuità, cioè, in pratica, dell’eterno ritorno dell’identico di una politica senza amore e responsabilità, senza rispetto di sé e degli altri, senza alcuna idea e ambizione che non sia quella di comprare consenso a debito da un Paese sempre più preda delle passioni tristi dell’odio personale e dell’invidia sociale”.
In questo scenario, una Contexit modello Papeete sarebbe una manna dal cielo per il Paese.