Europa, è l’ora della responsabilità

Si è parlato molto, anche fin troppo, del successo della trattativa sul recovery fund. Successo che per parte italiana si deve soprattutto alle doti diplomatiche del premier Giuseppe Conte. Risoluto e accomodante allo stesso tempo, duro quando necessario, ma mai sopra le righe. Ma a parte le indubbie doti dell’ex avvocato del popolo, oggi vero leader riconosciuto dalla sua maggioranza di governo e apprezzato anche oltre i confini di questa,  il dato politico è un altro.  Lungi dall’essere quegli Stati Uniti d’Europa che i padri fondatori avevano in mente quando decisero di dare vita alla Comunità Europea, oggi l’Europa può dire di essere entrata – finalmente – in una nuova fase.

Una fase che può, deve, diventare “era”. L’era della responsabilità, della fine degli egoismi e delle ripicche che hanno fatto proliferare i cosiddetti partiti sovranisti, il nazionalismo più becero ed inconcludente che la nostra storia abbia conosciuto. La fine dell’Europa divisa e il ritorno all’Europa del buon senso, della solidarietà, della coesione. Un’Europa patriottica che torna a far battere al cuore ad ogni Europeo. Siamo Europei come siamo Italiani, Francesi, Tedeschi, Olandesi, Ungheresi, Polacchi. In quest’ottica, la lettera inviata da un nostro lettore a Filippo Rossi, è la dimostrazione di come lo spirito europeo, in Italia, sia vivo più che mai.

Caro Filippo,
Questa notte il primo ministro ha fatto qualcosa in più che “spuntare” degli accordi commerciali, perché purtroppo crudamente o no di questo si tratta.
Il di più è stato che per la prima volta da tempo ha dato più dignità ad un popolo che esclusivamente a causa della propria classe dirigente, tranne qualche eccezione tipo il governo Gentiloni, aveva perso dignità; ha ridato voce ad un sistema paese fatto ancora e per fortuna di donne e uomini onesti e che pensano alla res publica non come proprio esclusivo territorio di caccia e di conquista.
Ha fatto fare una figura peregrina a coloro i quali ritengono che l’Europa sia solo un sistema mercato e non come un esempio di possibile convivenza di popoli e uomini e di crescita culturale alla quale sempre è legata la crescita economica, crescita che è tale solo se è pari al benessere di tutti e non di pochi.
Io oggi, da imprenditore, torno a viaggiare per il mondo sapendo che chi ci governa ha fatto un atto di fede nel proprio team e nei propri cittadini. Torno a viaggiare portando il prodotto che la mia meravigliosa squadra realizza non come un unicum ma come parte di un sistema che spinge al bene di tutti.
Non sopporto la maggior parte degli accoliti che fanno parte di questa squadra di governo, qualcuno lo conosco personalmente e non gli affiderei nessuna gestione, ma Conte ha fatto un gran lavoro. Devo darne atto. Spetta a noi italiani ora, non farlo sfigurare. Viva l’Italia e viva l’Europa.